We know the world only through the window of our mind. When our mind is noisy, the world is as well. And when our mind is peaceful, the world is, too. Knowing our minds is just as important as trying to change the world. What our mind focuses on becomes our world. Seen this way, the mind does not seem so insignificant in relation to the world out there, does it?
Haemin Sunim
Anche se sembra un paradosso, rallentare per concentrarsi su una sola cosa alla volta e resistere all’impulso di farne più contemporaneamente, può aumentare la nostra produttività, permettendoci di concentrare le nostre energie sui compiti più importanti.
Per esempio ti ricordi quando:
- Hai gustato un buon piatto senza fargli una foto?
- Non hai guardato il telefono prima di andare a letto e addormentarti?
- Hai dimenticato/perso il telefono da qualche parte?
- Hai visitato un luogo/fatto una vacanza senza postare nulla sui social?
- Hai disdetto un impegno per rimanere a casa?
- Hai passato una bella serata con i tuoi amici?
Questo momento dell’anno è sempre un’opportunità per connetterci profondamente a noi stessi attraverso la meditazione e il movimento mentale, alla nostra creatività attraverso la lettura, la scrittura e la capacità di coltivare la curiosità e invitare alla meraviglia, alla natura con la sollecitazione di tutti i nostri sensi.
Cosa ci blocca?
Qualche mese fa abbiamo approfondito il tema del benessere e abbiamo ragionato sul tema della FoMO e della JoMO.
Hanno un impatto sul nostro benessere lavorativo, sembrano leggeri e forse innocui a leggerli così, due acronimi, uno ricorda la necessità di assumere cibo e l’altro una nota marca di yogurt, quasi come l’uno fosse la soluzione all’altro.
FoMO (Fear of Missing Out) e JoMO (Joy of Missing Out) ma cosa sono?
FoMo
La FoMO rappresenta la paura di sentirsi esclusi o di perdere opportunità significative.
È alimentata dall’ansia di non partecipare a eventi importanti o di non essere aggiornati su ciò che accade attorno a noi. Questo può portare, per esempio, a controllare in modo compulsivo i feed dei social per non perdere nessuna notizia o evento. Chi vive con la FoMO sperimenta un senso di inadeguatezza e frustrazione di fronte a ciò che si sta perdendo perché tutto sembra imperdibile.
Come riconoscere la FoMO?
I sintomi della FoMO passano per il controllo compulsivo dei social, la difficoltà a rimanere concentrati senza essere distratti dalle notifiche, una sensazione di stanchezza e stress associata alla mancanza di sonno causata dalla continua ricerca di connessione.
E poi c’è lo stress. Ci sentiamo sopraffatti, non in grado di dare una risposta soddisfacente alle richieste o alle attese nei nostri confronti provenienti dall’esterno. Perdiamo il «senso del controllo», ci sentiamo in balia della situazione.
Che la minaccia sia reale (effettivamente presente) o immaginaria (ricordata, fantasticata o proiettata nel futuro) non fa alcuna differenza.
La transizione alla JoMO
La JoMO, al contrario, è la gioia di prendersi del tempo per sé stessi senza la pressione di dover partecipare a tutto. Si vive di più nel momento presente, si apprezza ciò che si ha già, anziché concentrarsi su ciò che potrebbe mancare.
Adottare la JoMO può portare a diversi benefici, per esempio riguardo la riduzione dello stress: rilassarsi e sentirsi soddisfatti delle proprie scelte riduce lo stress associato alla pressione di dover partecipare a tutto. Dall’altra parte ci fa essere presenti in ciò che stiamo facendo, migliorando la concentrazione e la produttività sul lavoro.
Il benessere nel mondo del lavoro
Nel ranking globale dei trend più importanti nella gestione e sviluppo del capitale umano, il well being trova collocazione in cima alla scala, al primo posto.
Questo sta spingendo le organizzazioni verso la progettazione e realizzazione di nuove iniziative per ricercare quella condizione di benessere che sempre più persone considerano elemento irrinunciabile anche dell’esperienza professionale.
L’evoluzione del lavoro è dominata dalla progressiva automazione delle attività: la tecnologia fornisce sempre nuove soluzioni per sostituire il lavoro svolto dall’uomo.
Digital, robotica e AI stanno sostituendo molte attività svolte da persone fino a poco fa. A essere automatizzate sono non più solo le attività manuali, esecutive e routinarie, ma ora anche quelle cognitive e in parte quelle ideative.
Ogni conseguenza negativa che abbia effetto su attitudini, pensieri, comportamenti o psiche, causata direttamente o indirettamente dalla tecnologia
Michelle Weil e Larry Rosen
Cosa rimane a noi?
In realtà molte cose: le attività creative, di relazione, di assistenza e cura, le decisioni complesse, l’adattamento continuo. Si tratta di attività difficili da definire con precisione e da valutare con criteri solamente razionali. Mentre un tempo poteva esserci poca attenzione verso lo stato di benessere di chi doveva «solo eseguire», oggi c’è molta attenzione alla persona.
È indubbio che la tecnologia prenda sempre più spazio nelle nostre vite, creando una sorta di dipendenza che contribuisce al fenomeno del technostress. Una delle più velenose fonti di stress a cui siamo esposti è il Technostress.
La quantità e la varietà di informazioni provenienti da tutti i device che utilizziamo sottopone il nostro organismo a una sollecitazione pressoché perenne. Questo comporta un’alterazione della fisiologica alternanza fra sistema nervoso simpatico e parasimpatico, a scapito del secondo (responsabile dei processi di recupero energetico nelle cosiddette ‘fasi di riposo’).
Nella misura in cui i device tecnologici (smartphone, laptop, tablet, smartwatch…) sono ormai diventati delle appendici del nostro corpo siamo sollecitabili pressoché in qualsiasi momento e in ogni luogo, arrivando a considerare questa condizione desiderabile (in base a un meccanismo tipico delle dipendenze).
Accade quindi che la vita privata invade quella lavorativa e viceversa, alimentando quella bramosia reattiva che a sua volta nutre la paura di perdersi qualcosa, di restare esclusi. Si innesca così un circolo vizioso che cronicizza un fenomeno ormai diventato pandemico, rendendo ancora più critica l’importanza di strategie per migliorare il benessere fisico e mentale dei dipendenti.
Non possiamo sperare che le persone siano creative, cordiali e costruttive nella relazione, membri proattivi del loro team o prendano buone decisioni se «non stanno bene».
Il ruolo delle organizzazioni nel promuovere il benessere
Le aziende possono svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere una cultura del benessere che integri la gestione della FoMO e della JoMO.
Si può iniziare dalla consapevolezza: educare i dipendenti sui rischi della FoMO e sull’importanza di bilanciare la connettività digitale con momenti di disconnessione.
Un passo importante è quello di supportare la disconnessione: creare politiche aziendali che incentivino pause attive e momenti di riflessione senza dispositivi digitali.
E poi favorire una leadership empatica: i leader possono modellare comportamenti sani, incoraggiando una cultura di lavoro che valorizzi la presenza mentale e il benessere generale.
A te quanto importa del benessere dei tuoi dipendenti?
A noi molto, per questo ci prendiamo un mese di disconnessione e di vacanza per coltivare ispirazione, motivazione e un po’ di quel sano non far niente dove la mente e il corpo si sentono liberi di esprimersi.